Il mio nuovo lavoro mi offre nuove opportunità che da un lato son quello che ho sempre desiderato, dall’altro richiedono un impegno che non sempre si sposa con le esigenze di una mamma.
Conciliare lavoro e maternità non é mai facile, molte donne son costrette a scegliere tra questo binomio che spesso non offre vie di mezzo, non fa spazio a compromessi, come se essere mamma escludesse automaticamente dalle prospettive di crescita professionale.
Il mondo del lavoro sembra non avere spazio per le mamme, questo è sicuramente vero in moltissimi casi, ma in questo ultimo anno mi sono spesso domandata se non sia colpa nostra.
Quando diventiamo mamme spostiamo il baricentro della nostra vita, centrandolo da noi stesse ai nostri bambini che diventano il punto di riferimento per tutte le decisioni, al punto che archiviamo i nostri hobby, le uscite con gli amici non sembrano più tanto necessarie e il lavoro diventa solo un mezzo per portare a casa i soldi, mentre le soddisfazioni sono altrove.
Per me è stato così per molto tempo, per 6 anni direi.
Non sto per dire che ora non è più così, i miei figli sono e restano la mia priorità, ma negli ultimi mesi mi son ritrovata a fare delle scelte che mi hanno sorpresa. Davanti alla possibilità offerte da questo nuovo lavoro, ho scelto di investirci tempo ed energie, che sto sottraendo alla mia famiglia, part time o non part time. Sto lavorando ore in più, sto lavorando a casa, sto facendo trasferte che mi portano per giorni lontano dai miei bambini e mi domando se qualcosa é cambiato dentro di me o se sto solo tirando fuori quello che di me per un po’ avevo nascosto.
Nella mia attività di blogger, ho partecipato a diversi incontri tra donne, mamme, che hanno scelto di lasciare il lavoro perché inconciliabile con la maternità. E quasi sempre questa cosa mi ha messo addosso tristezza, perché io so che noi donne possiamo tutto se lo vogliamo e quando molliamo, in qualche modo è perché ci siamo arrese, anche se la chiamiamo scelta.
È vero che a volte la motivazione dell’inconciliabilità tra lavoro e famiglia, nasconde una insoddisfazione lavorativa latente, che con la maternità esplode ed è giusto cercare altrove la propria strada, se abbiamo i mezzi per farlo.
Io ho scelto di investire in questo nuovo lavoro perché voglio giocarmi la mia opportunità, voglio provare ad essere anche una mamma che non ha paura di allontanarsi per fare quello che deve fare, per un obiettivo, per qualcosa in cui crede. Credo che anche questo sia un esempio per i miei figli.
Posso dire di farlo anche per loro, si. Investo nel mio lavoro perché ci credo, perché mi piace, perché son io, perché oltre la mamma c’è una donna che vuole provare a trovare soddisfazione anche nel lavoro. E non credo ci sia nulla di male. O no!?
Come ti capisco Federica!
Anche per me è lo stesso, gli anni in cui sono stata a casa senza lavorare sono stati lunghissimi e avevo un’ansia pazzesca. Ho scelto io di dimettermi e di stare a casa a recuperare le forze con il piccolo, ma non ho mai smesso un solo giorno di cercare una nuova strada.
Ora che l’ho trovata mi è tornata la grinta e la voglia di riuscire nonostante le difficoltà che tutte le mamme lavoratrici possono avere. Per ora non faccio trasferte, ma in compenso mio marito è via tutte le settimane 2-3 giorni e la trottola la si fa lo stesso.
Se il lavoro appassiona credo sia giusto investirci tanto, mettendo sempre la famiglia al primo posto ma senza rinunciare alla nostra soddisfazione professionale.
Non vedo l’ora di ospitarti nella mia rubrica!!!
Hai ragione cara… ti rispondo presto, promesso!!! ^_^
io credo che una mamma “soddisfatta” è una mamma “migliore”…. l’esempio è la migliore educazione che possiamo dare ai nostri figli. una mamma che ha energie per realizzare i suoi sogni è il migliore modello per i figli… un giorno anche loro metteranno in primo piano la loro autorealizzazione e quella sarà stata la migliore lezione che possiamo avergli dato!
Federica si, credo anche io che sia di buon esempio per loro.
Finché lo facciamo con passione e non come un sacrificio, per loro è un esempio di vita. Grazie per il tuo bel commento!^_^
Non c’è niente di male no!!! Anzi io ti ammiro perché ce l’hai fatta, io ancora sono nel loop e non ci riesco però tu parli di 6 anni, quindi ho ancora speranza!!
Di certo e’ un insegnamento e pure un’opportunità anche per loro, perché diciamolo la crescita professionale economicamente, aiuta anche loro e ne beneficiano in tante cose!
Maria Elena in verità per ora di crescita economica non se ne parla… ^_^
Vedrai che troverai la tua strada anche tu… e il tuo equilibrio! Ne sono sicura!
Penso che la tua scelta non solo sia comprensibile, ma anche fisiologica.È proprio dopo i 6 anni che il rapporto con i figli evolve e ci consente di alzare li sguardo. Loro hanno bisogno di noi in modo diverso, noi abbiamo bisogno di altro.
Ciao Veronica,
grazie di essere passata di qui!
Non credo sia dovuto all’età dei bambini, sai il piccoletto ha 3 anni e tanta voglia di coccole ancora, il 6-enne è molto autonomo, ma ha anche tanto bisogno di essere incoraggiato e sostenuto dalla sua mamma. Abbiamo un rapporto molto empatico noi… Credo piuttosto che tutto ciò risponda ad un bisogno mio, personale.
Quante cose ci sarebbero da dire! Sì, il mondo del lavoro, una parte almeno, non è tarato sulla maternità, quando chiede di mettere i figli all’ultimo posto, assorbendo tutta la giornata di una donna (a me è capitato un lavoro così, orario 11-21 e anche oltre se necessario, ma ero single e senza figli e si poteva fare); d’altro canto, spesso mancano i servizi e ciò rende difficile se non impossibile riprendere a lavorare.
E poi c’è anche quello che dici tu, un rintanarsi nella maternità che preclude qualsiasi attività. Proprio pochi giorni fa parlavo con un amico medico, che mi raccontava come le donne, all’università, siano piene di ambizioni, decise a “spaccare il mondo. Poi si sposano, fanno i figli, e cambiano completamente. Ho una collega – raccontava – che all’epoca ha chiesto il part time per seguire il figlio. Solo che il figlio adesso ha 20 anni e lei il part time non l’ha mollato”. Ecco, la maternità non deve diventare una scusa per rifuggire ai propri doveri, intascando però lo stipendio e tutte le garanzie del posto fisso, perché altrimenti hanno ragione quei datori di lavoro che le donne non le vogliono o le vogliono solo a condizione che rinuncino al loro “essere donne”.
Hermione, in effetti quando dico “un po’ colpa nostra” mi riferisco a questo, al fatto di svilire ogni ambizione davanti alla maternità.
Io ero una di quelle che voleva spaccare il mondo, lo voglio ancora cambiare, per quello che è nel mio piccolo, ma avevo come assopito le mie necessità di realizzazione sul lavoro.
Ora mi sento nuova grinta e voglio provare ad impegnarla per realizzarmi professionalmente e per prendermi le mie rivincite sul mondo del lavoro maschilista.
Lo voglio fare però con la serenità del part time, perché senza quello non sarei così serena. 😉
E capisco le donne che non lo hanno e non lo sono… io fossi il datore di lavoro di donne darei il part time a tutte e quella fiducia che farebbe sentire loro di poter davvero spaccare il mondo!
Ovviamente il mio non è un intervento contro il part time, che, se adeguatamente utilizzato, è una valida risorsa, ma contro certi atteggiamenti che si vedono in alcune donne, quando usano la maternità come pretesto per rifuggire dalle responsabilità sul lavoro
Si, lo avevo capito. ^_^
Scusami, hermione, quindi stai dicendo che lavorare part time sia un intascarsi lo stipendio, rifuggendo ai doveri professionali?
Immagino volesse solo dire che qualcuno ne approfitta per impegnarsi meno di quanto dovrebbe. Ce ne sono, donne e uomini, in part time o full time. No?
che dirti Fede..brava hai fatto bene…sono scelte difficili ma probabilmente è quello che avevi dentro tu…non tutti hanno il coraggio o la possibilità di farlo per i motivi più svariati.in più sei una mamma comunque mooolto presente e di un certo spessore..a parer mio…i figlioli poi crescono e poi? il tuo lavoro è un buon lavoro e ti appaga…e non è cosa da poco..per cui giusto il tuo investimento. un abbraccio
Grazie Sly per le tue belle parole! <3
Io ho fatto la stessa scelta, con mio figlio più piccolo e senza trasferte. Credo che questo abbia giovato a me, ma soprattutto alla nostra relazione madre-figlio: quando sono con lui, sono tutta per lui. Prima, avendo sempre tempo a disposizione, non ci godevamo così tanto questi momenti…come sempre consideriamo preziose le cose, solo quando ne abbiamo poco!
è vero Martaaaa! ^_^
ecco in questo momento purtroppo non sono un buon esempio per i miei bimbi, lavoro sì ma senza entusiasmo e solo per i soldi e questo credo si veda dalla mia espressione; parlo con loro del lavoro, gli dico che quando mamma aprirà la sua libreria sarà felice e soddisfatta e realizzerà con loro i suoi sogni…ci riuscirò? io in cuor mio penso di sì! soprattutto per fare vedere ai miei figli che con la grinta e con la voglia di riuscire si può ottenere tutto! grazie Fede
Sere, non penso che tu non sia un buon esempio, anche sacrificarsi perché non si ha altra scelta, essere concrete pur conservando i propri sogni.
Se hai un sogno e stai lottando per perseguirlo, quello sarà di certo un ottimo esempio! ^_^
Se sei felice hai fatto la scelta giusta
^_^
Un lavoro appagante aiuta anche in mezzo a tante difficoltà, io penso che sia giusto investire se il lavoro lo consente e se in quel momento si è instaurata una routine diciamo casalinga che funziona o comunque si è certi di far funzionare tutto seppure con qualche sacrificio. A me spiace non poter usufruire del part time perché come mamma devo necessariamente interfacciarmi con altre persone marito , nonni etc. per la crescita dei miei figli….. conosco mamme che hanno fatto questa scelta e sono più contente…. poi si ha tutto il tempo di tornare ad un full time…dove lo consentono è molto positivo per il menage familiare…. dove non c’è…ci si arrangia lo stesso con qualche sacrificio/senso di colpa in più 😛
Fede, io la penso come Veronica, credo che ci siano dei tempi fisiologici, per mamma e bambini, e non per tutti allo stesso modo. Magari a te sono arrivati ai sei anni, a me ai cinque, a un’altra a tre o a dieci.
Io sono sempre più convinta che sia una questione di equilibrio. Penso che il discorso di fare queste scelte per i figli, possa essere valido solo nella misura in cui riesci a conservare anche una tua dimensione di mamma. Perché se tu in trasferta ci fossi sei giorni su sette, tutte le settimane, forse non riusciresti a sentirti così appagata, o forse sì, perché nell’unicità del tuo rapporto coi figli e del tessuto che hai intorno (marito, nonni, affetti) vedresti comunque una situazione di beneficio per tutti.
Le donne non sono solo madri, ma neppure solo professioniste. Quando un ruolo predomina troppo a lungo penalizzando gli altri inevitabilmente si crea una frattura. Perché poi c’è tutto il resto, le amicizie, la creatività, la spiritualità e forse dovremmo pensare in maniera un pochino più ampia e ridare il giusto valore anche al lavoro, che a prescindere se si è madri o meno, se si è donne o uomini, non dovrebbe mai incidere in maniera preponderante sulla vita. dovrebbe essere parte di essa e lasciare ilt empi di coltivare tuo il resto. (questo anche per riprendere il commento di hermione: una donna che ‘non molla’ il part time magari è una donna che riesce tranquillamente a trarre giovamento e appagamento dal lavoro con l’orario parziale, dare il suo onesto contributo senza rubare niente a nessuno e trovare il suo equilibrio coltivando un ventaglio di opportunità che la vita le può offrire).
In ogni caso, per quello che ho potuto cogliere in questi anni di blogging e nelle occasioni in cui ti ho visto, penso tu sappia esattamente ciò che fai e riesca perfettamente ad avere il polso della situazione senza penalizzare nessuna parte di te stessa, il titolo del tuo blog ne fa bandiera.
ti abbraccio e coraggio <3
Grazie Claudia per questo lunghissimo commento!
In questo momento sento di aver trovato un equilibrio e mi piace raccontarlo perché spesso ho raccontato di quanto faticassi a trovarlo.
Sono perfettamente d’accordo con te sul fatto che nessuno dei ruoli debba essere predominante, ma credo anche che ognuno debba ricercare il suo equilibrio, qualunque esso sia, anche se avesse il baricentro spostato.
Baci!! Fede
mi ha fatto molto piacere leggere le tue parole!
Io ho un bimbo di quasi due anni e quando ho ripreso il lavoro, dopo la pausa estiva, ( sono insegnante di scuola dell’infanzia) ero sommersa da mille dubbi e mille paure. Quando è nato mio figlio ho finito l’università e tra lo studio e il lavoro ho dedicato meno tempo di quello che speravo a lui.
Ho persino pensato di stare a casa per un po’ e dedicarmi totalmente al piccolo , come ho fatto nei mesi estivi.
Quando mi è arrivata l’attuale supplenza ho deciso di accettare, sia per ragioni economiche ma anche perché amo il mio lavoro. Nei primi giorni il distacco e’ stato difficile ma posso dire di essere contenta della scelta che ho fatto. Non penso sia egoistico dire che oltre a essere mamme ( aspetto più bello e più’ importante della vita per chi desidera dei figli) siamo anche donne. Penso sia giusto coltivarsi in entrambi gli aspetti, anche se la priorità di ogni madre rimangono sempre i proprio figli.
verissimo!!!
Che bello, sei una insegnante! Di che grado?
Scuola dell’infanzia…quest’anno ho la sezione dei 5 anni. È’ un lavoro splendido..i bambini riescono a rallegrare anche le giornate più buie
Ci credo!!! Che bello!!!
Comunque secondo me il titolo del tuo Blogger trae in inganno, o almeno, per me è stato così. Il ruolo casalingo mi sembrava preponderante, invece sei più equilibrata.
Ahahah!
Lo so… Forse perché ai tempi era così… ^_*
Dici che dovrei cambiarlo?
Come hai scritto lasciare il lavoro non è spesso una scelta ma una necessità che però ti lascia l’amaro in bocca! Corri prendi questo treno e segui i tuoi sogni…
Mi fa piacere leggere quest’argomento proprio oggi…
In cui ho deciso di lasciare il mio lavoro.
Quando cominciai, appena laureata, ho dato tutta me stessa, poi le prime 2 gravidanze, sempre portate al limite degli 8 mesi al lavoro, e tornando appena finito il congedo obbligatorio.
Finalmente ricominciavo ad ingranare, promozioni, cambio di posizione….quando tutto si riproponeva nuovamente,il terzo figlio inaspettato che ha sorpreso soprattutto le aspettative dei miei datori di lavoro.
Sensi di colpa, pensieri assurdi, sentirsi di approfittare ancora dell’azienda,rivedere lontana la carriera che avevo appena ricominciato..una bella botta.
Dopo i primi mesi di “rabbia” ho cominciato a rassegnarmi, nonostante continuassi a seguire il lavoro da casa e fossi rientrata subito anche questa volta.
Uscivo la mattina quando i tre erano appena svegli e tornavo la sera poco prima che andassero a dormire…
Il lavoro correva, e gli impegni di mamma aumentavano, e con questi i sensi di colpa di lasciarli alla baby sitter…mi sono sentita in colpa anche chiedere il part time, che mi hanno concesso, e dopo neanche un anno mi rendo conto che non posso continuare con questi ritmi, km per raggiungere il lavoro, corsa in 3 scuole a prenderli, tutti a casa perché ho faccende da sbrigare, e poi cena e nanna prima che torni mio marito dal lavoro.
Il lavoro dipendente purtroppo non sposa bene la maternità con l’ambizione di crescita professionale, e tanto meno il part time…la responsabilità che sento nel dover essere presente con i miei figli è maggiore della dedizione e delle soddisfazioni lavorative trovate finora…
Ma non mi fermo, voglio crearmi un lavoro indipendente, che ruoti intorno ai bisogni della famiglia e soddisfi le mie ambizioni…
Oggi quando facevo la domanda del congedo ero fredda, ormai consapevole, sento che è la scelta giusta e che non averlo fatto mi avrebbe portato via gli anni migliori coi miei piccoli, e tante fatiche non ripagate.
Scusate se ho scritto molto…sono ancora presa…e mi sento una tristezza dentro per le cose che non sono riuscite ad andare come immaginavo e sognavo in quel posto di lavoro, la vita ha scelto per me, e voglio mettercela tutta per ricominciare da capo, io.
Caterina, in bocca al lupissimo per la tua nuova vita!
Sei molto coraggiosa, io ammiro la tua scelta, credimi. Capisco anche la tua tristezza, ma sono sicura da quello che leggo che potrai trasformarla in energia buona per realizzarti veramente!
Un bacio e grazie per esserti dilungata nel commento! 😉
Grazie a te, al tuo coraggio nell’intraprendere questo utilissimo blog! 🙂
Ora spero che tutto ingrani al meglio, ma comunque vada, rimanendo con i piedi saldi a terra, capisco ancora che la strada giusta da prendere è sempre quella che fa star bene dentro prima di tutto.
Spesso bisogna fermarsi un attimo, essere sinceri con se stessi, razionali, ed analizzare con freddezza ogni situazione, accettare i nostri limiti e vivere le sorprese della vita come opportunità.
Beh, vi terrò aggiornate!;)
ci conto!! In bocca al lupo!
un abbraccio
Fede