Ho incontrato Lev per caso, al Book Pride di Genova dove l’autrice Barbara Vagnozzi, in collaborazione con Gallucci Editore aveva organizzato una presentazione molto emozionante, durante la quale lei stessa ha raccontato di come il libro sia nato dal racconto del padre di un suo amico, che ormai novantenne aveva deciso di rivelare alla famiglia la sua storia di scampato alla shoah grazie all’accoglienza inglese.
La presentazione si è svolta nell’aula di palazzo Ducale a Genova, dedicata ai laboratori per bambini e ad essa hanno assistito, silenziosi e attenti molti bambini, seduti in prima fila ad ascoltare, osservare la storia di Lev, sopravvissuto alla shoah grazie alla solidarietà.
L’autrice ha letto il libro mentre una accompagnatrice sfogliava le pagine per noi e la musica di una fisarmonica accompagnava il racconto facendo un dolce sottofondo che creava una atmosfera molto coinvolgente. I bambini presenti son sembrati così coinvolti che a fine incontro hanno invitato l’autrice a presentarlo nelle loro scuole.
La storia di Lev porta alla ribalta la storia dei bambini salvati dai treni kindertransport che hanno salvato moltissimi bambini ebrei portandoli in Inghilterra presso famiglie, fattorie, scuole, dando loro non solo la posssibilità di salvarsi, di sopravvivere, ma anche di studiare e crearsi un futuro.
Ma cominciamo dall’inizio…
Lev apparteneva ad una famiglia ebrea semplice, con il padre che lavorava in fabbrica e la mamma casalinga che si prendeva cura di lui, di sua sorella Hannah, di due anni più grande, e dei nonni. Lev cresceva sereno appassionandosi alla raccolta di francobolli, sognando i paesi lontani da cui quei francobolli arrivavano.
Quando entrano in vigore le leggi razioni, Lev ha 9 anni e le nuove leggi impediscono agli ebrei di lavorare, sposarsi, andare nelle scuole pubbliche. Di li a poco iniziano le deportazioni, l’unica via di salvezza, l’unico paese disposto ad ospitare gli ebrei sembra essere la Gran Bretagna che chiedendo garanzie in denaro per ognuno dei bambini immigrati comunque accetta di riceverli, accoglierli ed integrarli.
I genitori non hanno abbastanza soldi per entrambi i figli, così in un primo momento solo Hannah parte per l’Inghilterra. Una volta arrivata, la ragazza si da subito un gran da fare per guadagnare soldi, cuce bottoni in una sartoria: tanti, tanti bottoni, ma non riesce mai ad accumularne abbastanza.
Però riesce a toccare il cuore di una signora inglese che decide di fare una colletta per raccogliere il denaro sufficiente per far emigrare anche Lev.
E’ così che Lev si salva, arriva in Inghilterra e dopo un inizio difficile riesce ad inserirsi in una famiglia dove è difficile comunicare, persino mangiare visto che Lev vuole restare fedele alle sue regole di alimentazione kasher. Si sente solo.
Solo dopo la guerra Lev può ricongiungersi alla sua famiglia.
E dopo la guerra Lev, sopravvissuto alla shoah, diventa uomo in fretta.
“Sono stato fortunato.
Ora sono un uomo di successo, lavoro con ebrei, cristiani, induisti, io non ho mai fatto differenze
Senza i bottoni di Hannah, senza i soldi e il cuore della signora inglese, non sarei qui
E non ci sarebbero i miei due figli, e i miei nove nipoti”
La storia di Lev mi ha molto commosso, forse perché l’ho incontrata in quella suggestiva cornice di Palazzo Ducale, con la musica e la viva voce dell’autrice.
E’ una storia che porta alla ribalta la solidarietà che pure è stata protagonista di quella epoca buia della storia umana, che fa riflettere sul tema dell’accoglienza più che mai attuale nel nostro paese e in Europa tutta.
©MammaMoglieDonna – vietata riproduzione non autorizzata
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