Raccontare la separazione non è cosa semplice: quando le persone chiedono come è successo, si tende a partire dal presupposto che comunque non capiranno, e che quanto venga loro detto resterà comunque solo in superficie, così si finisce per rimanere superficiali e rispondere con i soliti stereotipi che tutto sommato rassicurano. Perché chi chiede, spesso sta cercando di capire se è una cosa che si può evitare, se potrebbe capitare anche a lui, ma difficilmente è pronto per scavare dentro di sé e a sapere la verità.
Alla decisione di separarsi infatti si arriva partendo da molto lontano, è una decisione che si consuma e ti consuma per anni. E che esplode sono quando sei davvero pronto.
Ho letto questo libro incuriosita dal titolo Separarsi non è mai stato così facile, quindi non fatelo, di Francesco Biagini
Cosa avrà mai voluto dire l’autore? Che quella di separarsi è una scelta che le persone fanno superficialmente? Che è una decisione di cui ci si pente?
Ero curiosa di leggere il punto di vista dell’autore, avvocato divorzista che di separazioni ne ha viste tante, tante da riconoscere da lontano le coppie in crisi…
Come la coppia che apre il libro: un uomo e una donna in un bar, due persone che lanciano segnali e che l’autore osserva rapito dai dettagli, marito e moglie perché il luccichio delle fedi toglie ogni dubbio, riusciranno nell’impresa di non scambiarsi una parola fino al termine della consumazione. E per tutto il tempo resteranno seduti, con una sconcertante naturalezza, guarderanno in direzioni opposte, per non correre il rischio di incrociare gli sguardi ed essere costretti a rompere il silenzio di circostanza. Come quelli che si spendono con gli sconosciuti. Ma non sono due sconosciuti.
Lo so che a questo punto vi starete chiedendo se vi è mai capitato e magari si, ma non vuol dire niente. O forse si.
La mancanza di dialogo è un sintomo, l’autore lo racconta più avanti nel libro, si smette di parlare di altro che non siano i figli e si finisce per non avere argomenti. Ci si rifugia nel lavoro o in attività fuori casa per evitare di vivere una quotidianità che ci sta stretta, per tenersi lontano dai problemi familiari, quelli con cui si deve fare i conti ogni volta che si rincasa annunciando “sono tornato”.
Il libro racconta una serie di storie ovviamente anonime che rappresentano una casistica abbastanza vasta delle coppie che decidono di separarsi. Leggerlo servirà alle persone che si son separate per ritrovarsi e capire di non essere stati i soli a vivere questa esperienza e a viverla in un certo modo, servirà a chi medita da tanto tempo di compiere questo passo e vuole capire, almeno per sommi capi a cosa andrà incontro, per chi pur vivendo un rapporto sentimentale felice, di tanto in tanto si chiede “ma domani potrebbe capitare anche a me?”
L’autore percorre i sintomi della crisi di coppia, racconta la presa di coscienza e la decisione caratterizzata da una meditazione lunghissima, per cui chi arriva alla decisione non lo fa mai a cuor leggero e se sembra più distaccato è solo perché ci arriva logorato da una lunga attesa. Racconta le reazioni e le emozioni dei due coniugi che comunque siano arrivati alla decisione, chiunque dei due l’abbia presa, quando siedono davanti al magistrato hanno negli occhi un profondo senso di sconforto nel vedere chiudersi per sempre una parte importante della sua vita.
Tuttavia, racconta l’autore, di tutte le persone che ho accompagnato sino all’interno della stanza del giudice ho finito per ammirare la capacità di trovare la forza di andare avanti, comunque sia. Di voltare pagina e ricominciare: la capacità malgrado tutto di alzarsi ogni mattina e trovare la forza di colorare la giornata con le piccole cose che fanno stare meglio. Qualunque cosa accada
Perché i prati sono pieni di margherite che ognuno di noi può decidere di raccogliere ogni giorno per sentirsi meglio.
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