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    LifeStyle

    La narrazione sbagliata del femminicidio

    10 Novembre 2020

    Due giorni fa una donna è stata uccisa dal marito.

    Insieme ai suoi due bambini.

    Il marito ha sparato a lei, ai bambini (la femminuccia lotta per la vita in ospedale ma è stata colpita alla testa quindi rischia comunque gravissime conseguenze), al cane, infine a se stesso.

    La donna aveva chiesto la separazione e qualunque ne fossero le ragioni poco importa. Cercare di ricostruirle è sbagliato, non solo perché nessuno di noi può sapere cosa si cela dietro un rapporto a due, qualunque ne sia l’apparenza, ma è sbagliato perché questo finisce per sembrare (o è ) un goffo tentativo di giustificare il comportamento dell’uomo.

    I giornali raccontano di lui come di un grande lavoratore. E chissene frega? Cosa importa che fosse un brav’uomo o un delinquente.

    Ha ucciso la moglie. punto. Ha compiuto un atto criminale che ha un nome e un cognome: si chiama FEMMINICIDIO. Barbara è stata uccisa perché era donna e aveva scelto di non rispettare lo stereotipo di brava moglie, di non restare al posto in cui il mondo si aspettava che le appartenesse, perché aveva scelto di essere indipendente negando di essere proprietà del marito, il quale fosse anche sempre sembrato un brav’uomo, ha deciso che invece lei restasse di sua proprietà e si è preso il diritto di toglierle la vita.

    Raccontano che lei si lamentava di essere trascurata perché il marito lavorava troppo(Che frivola doveva essere… !) ma che ne sapete voi di cosa accade in una coppia se non ci siete dentro? Cercare di ricostruire la vita dei due, cercare dettagli porta solo in una direzione, lasciar intendere che lui poverino non ha retto al dolore, che lei in qualche modo se l’è cercata. Cercare dettagli significa cercare di capire come la vittima possa con il suo comportamento aver agevolato il reato.

    Questo tipo di narrazione mi fa rabbia, tantissima, perché mentre cerco di educare i miei figli al rispetto dell’altro sesso, mentre insegno loro ogni giorno che per tenersi una donna al loro fianco devono amarla e farla sentire importante ogni giorno, poi loro magari aprono un giornale e leggono che poverino quell’uomo abbandonato ha ucciso quella frivola di sua moglie che per giunta andava a letto con un altro. Sul giornale dovrebbero leggere parole di sdegno e condanna. Non esistono interpretazioni di questi fatti. Non serve cercarne. Il fatto è uno solo: siamo nel 2020 e le donne non sono ancora libere di scegliere liberamente di interrompere una relazione nella quale non sono felici. 

     

    Una donna è stata uccisa perché un uomo è stato incapace di accettare che lei potesse scegliere di non stare con lui.

    Insegnare il rispetto per le donne

    Come genitori di figli maschi abbiamo una grande responsabilità e dobbiamo ogni giorno lavorare per insegnare loro il rispetto delle donne.

    Prima di tutto insegnare che l’amore è una scelta, un dono, sempre. Solo l’amore della mamma puoi dare per scontato, quello degli altri è un dono, non un merito acquisito per i successi, la simpatia, la dolcezza, i regali, le attenzioni. L’amore non si compra, nessun regalo e  nessuna promessa possono convincere una persona ad amarne un’altra.

    Amare qualcuno non implica necessariamente l’essere riamati, che non si può costringere una persona ad amarci, che quando Dante scriveva “Amore che nullo amato amar perdona” non intendeva che bisognava prenderselo con la forza quell’amore.

    Che non si può obbligare una persona a fare qualcosa, tanto meno ad amare. E in questo senso noi genitori per primi dobbiamo ricordarci di non usare la forza, né le minacce con loro per ottenere qualcosa, non diamo loro l’esempio negativo che con le cattive si ottiene quello che non si riesce ad ottenere con le buone, perché loro se lo ricorderanno.

    Abituiamoli ad aspettare: riconosciamo i loro bisogni, quando sono realmente tali, non chiamiamoli capricci, rispettiamo i loro tempi, ma non soddisfacciamoli in tutto. Non pensiamo che le frustrazioni facciano male: devono imparare che il regalo che hanno chiesto arriverà a Natale e non oggi, che se la mamma ha chiesto mezz’ora per lavorare devono aspettare quel tempo prima di poter giocare con lei.

    Insegniamo loro che la sconfitta non è un fallimento, che perdere con dignità dopo essersi onestamente impegnati è quello che conta.

     

     

    Addio Barbara, mi dispiace che tu non ce l’abbia fatta.

    educare figli maschi Educazione femminicidio sterotipi di genere
    by Federica 
    1 commento

    About Federica

    Appassionata di libri per bambini, mamma di due maschietti di 8 e 11 anni. Program Manager per lavoro e inclinazione personale: amo programmare, organizzare e non sto mai ferma! Tra Roma e Genova, cresco i miei figli cercando di educarli al bello, dai libri all'arte, alla buona cucina.

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    Commenti

    1. Hermione dice: 10 Novembre 2020 alle 15:15

      Ultimamente diversi matrimoni di persone che conosco sono finiti. Dietro la fine di una coppia ci sono storie sempre diverse e personali
      che sostanzialmente si possono dividere in due categorie: quelle che non ti stupisci sia finita perché erano in crisi da tempo e quelle che invece ci rimani di sasso perché fino a poco prima sembravano la coppia del secolo. Inutile porsi domande però, perché, come dici tu, nessuno sa cosa accade tra due persone salvo i diretti interessati. Cercare di spiegare è assurdo e inutile. Dire che niente può giustificare un omicidio, invece, è essenziale. Perché al di là delle ragioni che possono portare alla fine di un matrimonio, al di là delle “colpe” non c’è nulla, nulla, che possa giustificare un omicidio.

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