Il periodo dell’allattamento è un periodo molto intenso per la neo mamma: se per i 9 mesi precedenti si aveva la sensazione di tener protetto dentro di sé il nascituro, ora si deve far fronte al fatto che il piccolo ha in tutto e per tutto bisogno della mamma.
Possono nascere quindi ansie, a maggior ragione per quel che riguarda la sua alimentazione:
- mangerà abbastanza?
- sarà abbastanza nutriente il mio latte?
- lo allatterò a sufficienza?
- dovrò evitare qualcosa nella mia alimentazione in allattamento?
L’importanza dell’allattamento al seno
Innanzitutto è bene sottolineare che, a meno di reali impossibilità, l’allattamento al seno rappresenta la modalità migliore per il nascituro di alimentarsi: il latte materno è infatti un alimento completo, che apporta al bimbo non solo i macronutrienti di cui avrà bisogno per la crescita (proteine, grassi e carboidrati) ma soprattutto vitamine e minerali, oltre ai benefici anticorpi della mamma.
Il sistema immunitario del nascituro non sarà infatti abbastanza sviluppato almeno fino al primo anno di vita per cui è la trasmissione degli anticorpi attraverso il latte materno a permettergli di rispondere in maniera pronta ed adeguata ai microrganismi patogeni con cui può entrare in contatto.
Come aumentare la produzione di latte con l’alimentazione in allattamento
Benché sia chiara l’importanza dell’allattamento al seno, non lo è altrettanto che non esiste un vero e proprio “stratagemma” per far sì che la neo mamma riesca a produrre latte; spesso ci si affida a credenze popolari che vedono in determinati alimenti o bevande, come ad esempio la birra, la capacità di aumentare la quantità di latte prodotta. Nella realtà, oltre alla suzione regolare del neonato, un ruolo fondamentale la giocano una corretta alimentazione e idratazione, che permettono alla mamma di produrre non solo latte a sufficienza, ma anche un latte ricco dei nutrienti di cui il nascituro ha bisogno per crescere.
Questa corretta alimentazione, se già non attuata in gravidanza, non prevederà grandi rinunce né particolari attenzioni:
- dovranno essere presenti carboidrati, per lo più complessi come pane e pasta, preferibilmente integrali in grado di mantenere un senso di sazietà prolungato evitando picchi di glicemia nella neo mamma;
- proteine, sia animali, da carne, pesce e uova, sia vegetali, quindi provenienti principalmente dai legumi e dai prodotti derivati da essi (il fabbisogno proteico aumenta di circa 15 grammi nel primo semestre di allattamento ma se si pensa che di norma la popolazione italiana mostra un consumo proteico superiore al fabbisogno, non sarà necessario incrementarne il consumo);
- vitamine e minerali, il cui apporto sarà assicurato grazie al consumo giornaliero di verdura e frutta ad ogni pasto e/o come spuntini, sempre di stagione e con l’adeguata cottura (nel caso delle verdure);
- infine grassi, altrettanto indispensabili, che devono essere principalmente monoinsaturi quindi derivanti da olio extravergine di oliva, e polinsaturi (soprattutto i derivati degli omega 3, fondamentali per lo sviluppo cerebrale del nascituro) derivanti invece da pesce e frutta secca come noci e mandorle.
Una precisazione è però necessaria soprattutto per quanto riguarda il pesce, in quanto si ricco di benefici omega 3 ma potenzialmente anche di metalli pesanti, primo fra tutti il mercurio: è consigliabile infatti evitare pesci di taglia grande come pesce spada e cernia, predatori di pesci più piccoli e quindi a rischio di accumulare maggiori quantità di metalli pesanti nelle loro carni, e preferire pesci più piccoli pur sempre ricchi di grassi polinsaturi, come acciughe, sardine e maccarello e limitare il consumo di pesci di media grandezza come tonno, halibut e branzino ad 1 volta a settimana al massimo.
Altrettanto importante è l’apporto idrico che, secondo i LARN (livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana) deve essere incrementato di circa 700 ml, oltre i 2L che già dovrebbero essere assunti giornalmente.
Anche il fabbisogno calorico della neo mamma sarà aumentato e benché vari in rapporto alla quantità di latte prodotto, in media si aggira attorno alle 500 Kcal in più al giorno, opportunamente distribuite in tutto l’arco della giornata: vien da sé che, nonostante i chili presi in gravidanza, l’allattamento non è certo il momento migliore per intraprendere una dieta dimagrante.
Limitazioni nell’alimentazione in allattamento
Le limitazioni sono poche ma fondamentali e spesso già note alle neo-mamme: si tratta infatti di evitare e/o limitare il più possibile il consumo di sostanze che possano creare una diminuzione del latte materno, un aumento del rischio di sviluppare patologie respiratorie, determinare un sapore sgradevole del latte materno nonché causare disturbi del sonno ed irritabilità nel nascituro; tra queste ovviamente fumo, alcool e bevande energizzanti o contenenti caffeina, compresi caffè e thé.
Per tanto tempo si è inoltre creduto che in allattamento andassero evitati una serie di alimenti che avrebbero potuto modificare il gusto del latte materno, quali spezie, o vegetali dal sapore e odore forte come il broccolo, il cavolo e altri membri della famiglia delle Brasicacee; tuttavia, se la futura mamma non ha escluso questi alimenti in gravidanza, non ci saranno problemi in quanto il bambino li avrà già “conosciuti”, mentre in caso contrario, sarà proprio il neonato a farci capire quali gusti non apprezza mostrandosi meno propenso ad attaccarsi al seno.
Questo per sottolineare quanto ogni alimento sia a suo modo importante nell’alimentazione di una neo mamma e quanto sia opportuno mantenere la maggior varietà possibile di cibi soprattutto per quanto riguarda frutta e verdura, limitando, se non evitando del tutto, alimenti altamente processati, ricchi di conservanti, coloranti e zuccheri.
Di conseguenza non esiste un vero e proprio vademecum di alimenti consentiti o no in allattamento, quanto piuttosto principi di una sana alimentazione che andrebbero rispettati sempre ma a maggior ragione durante l’ allattamento: così facendo, a meno di carenze accertate, non sarà necessario assumere supplementi vitaminici o di minerali.
Dott.ssa Paola Pantaleoni, Biologa nutrizionista romana da sempre appassionata di biologia e di cucina, ho avuto la fortuna di riuscire a riunire questi due interessi nel mio percorso di studi e lavorativo. Mi occupo con passione di fare educazione alimentare e di redigere piani alimentari personalizzati per affrontare nel miglior modo possibile ogni fase della propria vita, nonché condizioni patologiche accertate, allergie e intolleranze. La dieta deve quindi essere intesa come miglioramento delle abitudini alimentari (anche attraverso consigli e ricette) che possa coincidere col proprio stile di vita come primo step per ottenere uno stile di vita sano senza drastici sacrifici e rinunce
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