
Finalmente l’ho letto anche io, il best sellers di Rosella Postorino, la storia di Rosa Sauer, una delle assaggiatrici di Hitler, donne tedesche costrette ad assaggiare il cibo del Führer prima che gli fosse servito, per verificare che non fosse avvelenato. Donne tedesche pagate per assaggiare cibo buonissimo, preparato dai migliori cuochi tedeschi, con le migliori materie prime reperibili, elaborati e succulenti, ma potenzialmente mortali.
Le donne scelte venivano prelevate dalle loro abitazioni e condotte alla mensa dove a coppie mangiavano lo stesso cibo per valutare la loro reazione. Donne tedesche appunto, e questo è un aspetto che ha attratto moltissimo la mia attenzione, oltre ovviamente alla eco che questo libro ha avuto in tutto il mondo. Per la prima volta mi capita di leggere il racconto del regime dalla voce di tedeschi, che non hanno scelto e non apprezzano il Führer ma che ne sono vittime anche loro. Il marito di Rosa ha scelto di partire militare volontariamente, rendendosi poi conto nelle lettere dei tanti mesi lontani dell’errore fatto, e dopo mesi di speranza e distanza, a lei viene notificato che il marito è disperso in Russia.
“Quando perdi una persona, il dolore è per te stesso, che non la vedrai più, non sentirai più la sua voce, che senza di lei, credi, non resisterai”
Rosa Sauer non è nazista, ma si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato: fuggita da Berlino, dopo i bombardamenti che le hanno distrutto la casa e portato via la madre, si rifugia ospite dei suoceri in campagna adattandosi ad una vita che non le appartiene, continuando a vestire gli abiti da cittadina fuori contesto.
Ed è qui che arruolata dalle SS, suo malgrado, si trova a lavorare per il nemico, mettendo a rischio la sua stessa vita per salvaguardare quella di Hitler, il suo lavoro, assaggiare prelibatezze venendo addirittura pagata per il suo lavoro.
“La capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana”
Rosa finisce per adattarsi al suo lavoro intrecciando persino una relazione clandestina con un comandante nazista.
“In quell’istante pensai che il nostro amore fosse degno, che non valesse meno degli altri, di qualunque altro sentimento avesse asilo sulla Terra, che non ci fosse nulla di sbagliato, di riprovevole, se abbracciandolo ricominciavo a respirare.”
Il romanzo nasce dalla storia vera di Margot Wölk, berlinese, la cui testimonianza, Rossella Postorino aveva letto su un giornale: all’età di 96 anni Margot aveva confessato quello che non aveva avuto il coraggio di rivelare a nessuno, che aveva fatto l’assaggiatrice per Hitler.
Così l’autrice si immedesima e si documenta molto sull’argomento, scrivendo un romanzo storico, intenso incentrato sulla figura femminile, dando voce alla figura femminile, bisognosa di vita, di amicizia, di amore, anche in mezzo a tanta devastazione.
Non si può non partecipare del suo “adattamento”, del suo bisogno di vita, non si può biasimarla per quell’amore frugale, illecito quanto necessario.
Ve lo consiglio perché davvero è un romanzo bellissimo, intenso, da non perdere, ma anche per lo spaccato storico che offre, per comprendere il regime dal di dentro, per capire come anche tanti tedeschi ne sono stati vittime.
«Quando ho deciso di scrivere, ho pensato che non avrei potuto farlo se non mi fossi immedesimata fortissimamente. Così mi sono chiesta che cosa avrei fatto io al suo posto»
Vincitore del Premio Campiello 2018, del Premio Rapallo, del Premio Chianti, del Premio Vigevano Lucio Mastronardi, del Premio Pozzale Luigi Russo e del Premio Wondy, tradotto in 32 lingue, Le assaggiatrici è un successo mondiale, con oltre mezzo milione di copie vendute in 46 Paesi. Per 20 settimane in classifica in Francia, ha appena conquistato anche il prestigioso Prix Jean-Monnet.
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