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    Quando le montagne cantano

    28 Febbraio 2022

    Dal loro rifugio sulle montagne, la piccola Hương e sua nonna Diệu Lan sentono il rombo dei bombardieri americani e scorgono il bagliore degli incendi che stanno devastando Hanoi. Fino a quel momento, per Huong la guerra è stata l’ombra che ha risucchiato i suoi genitori, e adesso quell’ombra sta avvolgendo anche lei e la nonna. Tornate in città, scoprono che la loro casa è completamente distrutta, eppure non si scoraggiano e decidono di ricostruirla, mattone dopo mattone.

    Per infondere fiducia nella nipote, Diệu Lan inizia a raccontarle la storia della sua vita: degli anni nella tenuta di famiglia sotto l’occupazione francese e durante le invasioni giapponesi; di come tutto fosse cambiato con l’avvento dei comunisti, per i quali possedere terre era un crimine da pagare col sangue; della sua fuga disperata verso Hanoi senza cibo né denaro e della scelta di abbandonare i suoi cinque figli lungo il cammino, nella speranza che, prima o poi, si sarebbero ritrovati. E così era accaduto, perché lei non si era mai persa d’animo.

    La nonna una volta mi ha detto che le sfide affrontate dal popolo vietnamita nel corso della Storia sono come una montagna altissima. Io ne sono abbastanza lontana per scorgerne la vetta, ma ne sono ancora abbastanza vicina da accorgermi che adesso quella montagna è mia nonna: sempre davanti a noi, sempre forte, sempre qui per proteggerci.

    Quando la nuova casa è pronta, la guerra è ormai conclusa. I reduci tornano dal fronte e anche Huong finalmente può riabbracciare la madre, Ngọc. Ma è una donna molto diversa da quella che lei ricordava. La guerra le ha rubato le parole e toccherà a Huong darle una voce, per aiutarla a liberarsi del fardello di troppi segreti…

    Guava, ho bisogno che tu capisca, per quale motivo finora non ti avevo raccontato di tuo nonno, di tuo zio Cong, di tuo zio Minh. Nei libri di scuola non troverai niente sulla riforma agraria, nè tanto meno sulle guerre intestine dei Viet Minh. Una parte della nostra storia è stata cancellata, assieme alle vite di innumerevoli persone. Ci è proibito parlare di eventi collegati a errori del passato o a comportamenti illeciti di chi comanda, perché proprio chi ci comanda si è arrogato il diritto di riscrivere la Storia. Ma ormai sei grande abbastanza per sapere che la Storia rimane impressa nei ricordi della gente e, finché questa memoria si tramanda, possiamo sperare di riuscire a fare meglio.

    La saga di una famiglia che si dipana lungo tutto il Novecento, in un Paese diviso e segnato da carestie e guerre, dittature e rivoluzioni. Tre generazioni di donne forti, che affrontano la vita con coraggio e determinazione. Una storia potente e lirica insieme, che ci ricorda il valore dei legami familiari e gli ostacoli che siamo disposti a superare per rimanere accanto alle persone che amiamo.

     

    Ancora un romanzo storico, ancora un romanzo familiare per me che mi lascio avvincere dalle storie dei protagonisti, continuando a pensare a loro anche durante il giorno, a sperare per loro, a commuovermi.

    Quando le montagne cantano è il racconto di una donna forte, che ha saputo lottare con tutta se stessa nonostante la leggi della riforma agraria prima e la guerra poi le avessero strappato tutto: il marito, il fratello, i figli, uno ad uno abbandonati sulla via e poi recuperati solo quando la salvezza era sicura.

    Una storia triste di una guerra ingiusta, della quale troppo poco parliamo e troppo poco sappiamo, una guerra che non si studia a scuola, ma che andrebbe conosciuta per rendere giustizia a questa donna, anche ai suoi figli, ognuno a modo suo segnato indelebilmente dalla guerra, da Ngoc, la madre di Huong violentata e costretta ad abortire per dimentica le atrocità della guerra che ne porterà invece i segni indelebili con se, allo zio Dat, tornato a casa senza le gambe, allo zio Sang che vedrà suo figlio nascere morto e deforme a causa dei gas respirati durante la guerra…

    E poi lo zio Minh, che era solo un ragazzino quando si era trovato costretto a scappare dalla follia dei ribelli della riforma agraria che volevano giustiziarlo perché figlio di proprietari terrieri, anche se la sua famiglia era giusta e generosa con tutti i dipendenti, e correndo via era riuscito a salvarsi grazie ad una generosa famiglia, che fingendo fosse il proprio figlio, lo aveva aiutato a scappare al Sud.

    Li aveva potuto lavorare di giorno e studiare di sera, laurearsi in legge, sposarsi, avere dei bambini, costruire una buona posizione. Finché un giorno il governo americano aveva inviato le truppe per sconfiggere definitivamente i comunisti al Nord del paese, finché un giorno non era stato chiamato alle armi, per andare a combattere i comunisti per colpa dei quali aveva dovuto fuggire e abbandonare la sua mamma e i suoi fratelli, per andare a combattere nella terra dei suoi fratelli, per andare a combattere contro i suoi fratelli…

    E ogni volta studiavo i loro visi e cercavo i loro effetti personali, temevo il peggio.

    Poi l’America ritirò le truppe, si rimangiò la promessa di aiutare il Vietnam del Sud e aiutarlo a proteggersi dall0invasione comunista. La moglie di Minh con i suoi bambini e i genitori, costretta a fuggire in America, lui, rimasto per ritrovare la sua famiglia al Nord, costretto in un campo di rieducazione.

    Mamma, Ngoc, Dat, Thuan, Hanh, Snag, se riuscirete a vedermi prima che io muoia, vi prego di trovare la forza di guardare oltre quest’apparenza pietosa e vedere il fuoco che ho dentro. Arde per voi, per i nostri antenati, per il nostro villaggio. Arde e chiede il vostro perdono. Vi prego perdonatemi per non essere stato li per voi. Vi prego, perdonatemi per aver combattuto in guerra. Ma non ho combattuto contro di voi, ho combattuto per il diritto alla libertà. 

     

    In giardino, l’albero di longan stava fiorendo e le sue fronde verdi erano piene di fiori perlati. Invece di rallegrarmi, quella vista mi fece pensare che i momenti di pace della vita sono fugaci come i fiori, che da un momento all’altro possono essere strappati via dal vento.

    Un frase che fa riflettere specie in questi giorni, con le bombe che cadono in Ucraina…

    La Storia se rimane impressa nei ricordi della gente, finché questa memoria si tramanda, possiamo sperare di riuscire a fare meglio.

    Mi ero convinta che, se le persone avessero cominciato a leggere e a scoprire le culture degli altri popoli, non ci sarebbero più state guerre.

     

    E invece siamo ancora qui…

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    La guerra del Vietnam

    Il 2 settembre 1945 il Partito comunista guidato dal leader Ho Chi Minh proclamò l’indipendenza del Vietnam dal dominio coloniale francese. I francesi, per riprendere il controllo della loro ex colonia, rafforzarono la loro presenza nel Vietnam del Sud e combatterono con il supporto degli Stati Uniti, fino a quando, definitivamente sconfitti, dovettero lasciare il paese.
    Nel 1954 la Conferenza di Ginevra divise il Vietnam in due parti:

    • il Vietnam del Nord, una repubblica democratica guidata da Ho Chi Minh, con capitale Hanoi, che si avvaleva dell’appoggio della Repubblica Popolare Cinese e dell’Unione Sovietica;
    • il Vietnam del Sud, con capitale Saigon, sostenuto da Stati Uniti, Australia e altri paesi occidentali.

    Intanto si era formato il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), un movimento di guerriglieri filocomunisti sudvietnamiti, i vietcong, che cercava di rovesciare il governo sudvietnamita e unire il Vietnam del Sud a quello del Nord.

    Per contenere l’espansione comunista, gli Stati Uniti inviarono su ordine del presidente John F. Kennedy dei contingenti militari a sostegno dello stato del sud, mentre il Vietnam del Nord, affiancato da Unione Sovietica e Cina, appoggiava a sua volta il Fronte di Liberazione Nazionale con armi, rifornimenti e soldati.

    Era l’inizio di una sanguinosa guerra che sarebbe durata più di un decennio.

    Nel febbraio 1965 il territorio del Vietnam del Nord diventò il bersaglio di violenti bombardamenti da parte di aerei statunitensi. Successivamente gli Stati Uniti misero in campo tutto il loro moderno e sofisticato apparato bellico: armi e mezzi di trasporto potenti, elicotteri, mezzi blindati e veicoli anfibi, gas tossici, defolianti e il micidiale napalm, una gelatina incendiaria altamente nociva che a contatto con la pelle provoca gravi lacerazioni e piaghe.

    I risultati furono devastanti: vennero distrutti non solo obiettivi militari e strategici, ma anche servizi ed edifici pubblici, abitazioni civili e intere zone rurali; la popolazione colpita dalle sostanze tossiche sganciate dagli aerei contraeva gravi malattie all’apparato digerente e respiratorio, le piante seccavano e non producevano più frutti, i pesci e gli uccelli morivano, il riso – la principale risorsa economica del paese – ingialliva.

    I vietcong, invece, pur ricevendo dall’Unione Sovietica e dalla Cina armi, equipaggiamenti e viveri, non avevano pari risorse e attrezzature belliche, ma combattevano soprattutto con gli strumenti e le strategie tradizionali della guerriglia. Disseminavano nel folto della vegetazione della foresta o nei guadi dei fiumi fili d’inciampo collegati a granate, mine collocate intorno a ostacoli fittizi, trappole e tagliole, buche riempite con spuntoni avvelenati. Anche se rudimentali, si trattava di armi terribili: non solo potevano infliggere danni fisici letali o permanenti, ma erano distruttivi anche sul piano psicologico, perché costringevano i soldati americani a uno stato di continua allerta e a un sistema di combattimento cui non erano addestrati.

    Più il conflitto si protraeva, più gli statunitensi si rendevano conto che era impossibile sconfiggere un avversario in grado di sfruttare così abilmente l’ambiente nel quale si muoveva. Negli Stati Uniti, inoltre, erano sempre più frequenti le manifestazioni pacifiste e il numero dei giovani in età di leva che si rifiutava di partire per il fronte.

    Parallelamente cresceva nel mondo la protesta per una guerra assurda, le cui drammatiche immagini venivano quotidianamente trasmesse dalla televisione, e l’opinione pubblica di sinistra, accrescendo l’isolamento del governo statunitense, si mobilitava a favore dei vietcong. A questi fatti si aggiungevano poi gli altissimi costi, che non rendevano più sostenibile il proseguimento della guerra. Così, dopo che già il presidente Nixon aveva avviato trattative con il Vietnam del Nord e il governo rivoluzionario provvisorio, nel 1973 vietnamiti e statunitensi firmarono a Parigi un protocollo di pace, che tuttavia non pose ancora fine alla guerra.

    Infine, il 30 aprile 1975 i vietcong e le truppe nordvietnamite entrarono a Saigon, ribattezzata poi Città Ho Chi Minh, costringendo i membri del governo sudvietnamita e i funzionari statunitensi ad abbandonare precipitosamente la città.

    Il Vietnam del Nord e il Vietnam del Sud furono quindi riuniti nella Repubblica Sociale del Vietnam, con capitale Hanoi.

    Gli orrori della Guerra del Vietnam (la «sporca guerra» – come venne chiamata) causarono la morte di due milioni di persone, 60.000 dei quali soldati americani, enormi sofferenze alla popolazioni vietnamita e un gran numero di mutilati e disabili mentali per quella statunitense.

    libri per adulti
    by Federica 
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    Appassionata di libri per bambini, mamma di due maschietti di 8 e 11 anni. Program Manager per lavoro e inclinazione personale: amo programmare, organizzare e non sto mai ferma! Tra Roma e Genova, cresco i miei figli cercando di educarli al bello, dai libri all'arte, alla buona cucina.

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