
Voi avete raccontato le maschere tradizioni del Carnevale ai vostri bambini?
Oggi sempre più raramente si vedono bambini vestiti con i costumi delle Maschere tradizionali della commedia dell’Arte, ma a me piace che i miei bambini le conoscano perché mi fanno parte della tradizione del nostro paese, portano dietro aspetti della nostra cultura, tratti distintivi delle nostre città che mi piace siano tramandate ai miei figli.
Ho sempre amato il Carnevale, tutti i bambini lo amano è ovvio, ma per una razionale come me, sapere che Semel in anno licet insanire, diciamo che aiuta, soprattutto quando sei grande e cominci ad essere controllata in quello che fai e dici, cominci a mettere dei filtri
Carnevale i filtri li togli, finalmente, anche a me! E così in questo periodo cerco di contagiare anche ai bambini un po’ di pazzia carnevalesca che poi è l’unica cosa che ci dona un po’ di colore e allegria in queste fredde giornate invernali.
E se penso al Carnevale, la prima cosa che mi viene in mente è ARLECCHINO, con i suoi colori e la sua follia, lui è l’incarnazione dello spirito carnevalesco, tra le maschere tradizionali del Carnevale, la mia preferita in assoluto.
TI CONOSCO MASCHERINA

Attori girovaghi, carrozzoni con teatri smontabili, bauli pieni di bellissimi abiti di scena e… le maschere tradizionali: da Arlecchino a Pantalone, da Pulcinella a Brighella, da Colombina a Rosaura.
Dal 30 gennaio in libreria la nuova edizione di Ti conosco, Mascherina – In viaggio con le maschere della Commedia dell’Arte, di Francesca Rossi, rinnovata nel formato e nella grafica.
Il meraviglioso mondo della Commedia dell’Arte e le sue maschere si presentano al lettore per fargli conoscere il fantastico gioco del travestimento e del Carnevale, l’eterno gioco del teatro.
Nella piazza del villaggio sta per cominciare uno spettacolo memorabile. La tromba squillante annuncia l’arrivo del carrozzone, che cigola e sferraglia, e fa da casa alla compagnia teatrale.
«Alla sera, meraviglia!
come uno scrigno il carro s’è aperto
e mostra quinte, palco e sipario, boschi e colline nello scenario:
è lì che si muovono gli attori, lì ne succedono di tutti i colori».
Sulla scena illuminata da lanterne magiche recitano, danzano e suonano i protagonisti della commedia dell’Arte, con i loro scialli fruscianti, i cappelli piumati, i vestiti con i merletti, le maschere di ogni foggia, l’incredibile assortimento di accessori e una varietà inesauribile di battute e movimenti improvvisati.
Ciascuno di loro interpreta un personaggio che ben rispecchia i caratteri presenti nella società. C’è il vecchio avaro (Pantalone), il servo furbo (a seconda della regione si chiama Arlecchino, Brighella o Pulcinella), la giovane innamorata (Rosaura o Isabella), il militare (Capitan Spaventa), il dottore che dice molte stupidaggini (Balanzone), la servetta astuta (Colombina).


Oggi le maschere preferite dai piccoli sono ispirate ai personaggi dei cartoni animati, dei videogiochi o agli eroi dei film del momento. Però, se ci pensiamo bene e con le dovute differenze, le nuove ‘maschere’ hanno alcune caratteristiche in comune con le nostre vecchie maschere delle Commedia dell’Arte e gli eroi di oggi, come quelli di ieri, si battono per ripristinare la giustizia, per vincere sul male, per far trionfare l’amore.
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Giusto. La tradizione va mantenuta. Cerchero questi libri in biblioteca. Per fortuna a scuola le maestre parlano delle maschere classiche, ma anche io vorreer spolveare arlecchino, colombina e co.