In una sera estiva, ho preso per mano il mio uomo e ho trovato il coraggio di attraversare il cuore della mia città, di vederla, di respirarla.
Ho camminato cercando di ritrovare qualcosa di familiare. C’erano poche persone, ma io sentivo le voci, sentivo la folla di qualche anno fa: il sabato sera sotto i portici era un gran vociare, ridere, schiamazzare, la sera del dì di festa era sempre pregna di allegria, buonumore, aspettative… per un po’ camminando mi sembrava che nulla fosse mutato. Pensavo, ora vado un po’ più avanti ed ecco che sono tutti lì, che è tutto come prima.
Ma più camminavo più mi sentivo un fantasma. Non vedevo nessuno e nessuno vedeva me.
Solo la mano di mio marito mi faceva sentire che ero ancora viva. Io. Guardavo le crepe sui muri, i vetri rotti, i puntellamenti e non vedevo nessuno, immaginavo le voci, le urla, la gente che scappava disperata, il pianto, il dolore.
La mia città non esiste più. I negozietti così familiari, dove tante volte sono stata io, mia mamma, mia nonna.. Non esistono più. Si, forse si sono trasferiti come tanti altri nei nuovissimi centri commerciali, in periferia, in negozi più belli e moderni, ma quei negozi, quei piccoli negozietti che tanto caratterizzavano la mia città non ci sono più e non ci saranno mai più. E’ difficile immaginarlo per chi non l’ha mai vista, ma la mia città era piena di vita e piena di orgoglio e di gioventù. Ora è piena di puntellamenti ed erbacce cresciute selvaggiamente sui marciapiedi.. La mia città è morta. Lo sapevo infondo, ma vederla, Dio com’è stata dura vederla!
E’ stato doloroso, ma non era solo il dolore che sentivo, sentivo la rabbia, avrei voluto gridare al mondo che L’aquila non c’è più e che a noi manca!
hai ragione a voler urlare la tua rabbia…ti abbraccio ed abbraccio la tua città:)
Sono stata solo una volta nella tua città e ad essa lego dei ricordi bellissimi. Non credo sia facile rivedere un luogo del cuore, ferito, straziato e abbandonato…un forte abbraccio.