
Quest’anno i libri candidati al premio strega sono tutt’altro che leggeri, ho letto Sembrava Bellezza ed è stato un bel pugno allo stomaco, poi è arrivato L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito e anche qui c’è da soffrire, anche qui c’è una adolescenza difficile da affrontare, difficoltà economiche con cui fare i conti, tradimenti amorosi e amichevoli, problemi di salute, insomma c’è la vita.
Quella dura di chi nasce in una famiglia dove si vive in quattro in un monolocale, dove si riusano i vestiti dei fratelli, ma anche gli zaini e dove il diario non si compra, perché costa troppo, ma lo crea la mamma segnando i giorni su un quadernino, quella dove il padre resta paralizzato per un incidente sul lavoro, senza indennizzo perché lavoratore a nero e tutta la famiglia resta sulle spalle della mamma, Antonia la rossa.
Gran donna lei, determinata, fiera, decisa, di sanissimi principi, Antonia crede nel bene comune e nonostante la sua povertà insegna ai figli che le cose di tutti devono essere rispettate più delle proprie, che non si strappa un fiore perché è di tutti, che bisogna accollarsi in prima persona le battaglie dei più deboli quando questi non possono combattere.
Antonia è onesta e determinata, ha le idee sempre chiare su tutto, è lei che indirizza la vita dei figli: tu devi studiare, tu devi lavorare e quando il figlio maggiore non è disposto ad obbedire, meglio che vada a stare dalla nonna, anche se poi quando questo parte per il G8 di Genova va fin li e lo riporta a casa, anche se poi quando in difficoltà sarà lei, lui sarà il primo a tornare. Gaia invece resta e obbedisce. Lei ha testa per studiare e studia senza mai mollare, fino a sentirsi male perché deve dimostrare di arrivare in fondo, perché deve dimostrare di essere all’altezza di quella mamma così ingombrante.
E mentre la facciata della ragazza che studia e obbedisce si rafforza e Gaia compie 18 anni e si fa organizzare la festa dalla mamma e si laurea persino, in filosofia perché lei è brava a studiare e a memorizzare, anche se poi non trova lavoro e anche se poi la rivoluzione le resta dentro, pronta ad esplodere con violenza inaudita quando c’è da vendicarsi come con i ragazzo che le ruba la racchetta, cui spacca un ginocchio a suo di racchettate, o con l’amica che le ruba il fidanzato, trascinata in acqua per i capelli e quasi affogata, o con il fidanzato al quale da fuoco alla macchina.
Gaia non trova pace, resta così indurita dalla vita e senza speranza.
“Penso che siamo materiali di scarto, carte inutili in un gioco complicato, biglie scheggiate che non rotolano più”
Troverà pace nella scena finale, finalmente, ma a che prezzo?
Un romanzo doloroso, scritto davvero molto bene, rendendo i personaggi e le loro situazioni reali da poterli toccare. Un romanzo emozionante, duro e vero, come la vita.
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