
Marina di Ragusa è una cittadina per ragazzi, è fantastico vedere come si riempie di ventenni nel week-end: un’onda di pischelli, come diciamo a Roma che arriva nella tarda mattinata di sabato e se ne va la domenica in serata. Ci sono localini molto carini per loro, locali per aperitivi, cibo take away a prezzi contenuti, ma rigorosamente del luogo (vedi arancini, ma anche hamburger di bufala, pane e panelle, ecc..)
La spiaggia di riempie di ragazzi e ragazze che giocano a racchettoni o che si rincorrono facendo gavettoni.
E poi ci sono tante famiglie che per il week-end si concedono una giornata di mare, portandosi anche il pranzo così che non devono rincasare per pranzo.
Domenica era così, la spiaggia era affollatissima.
Abbiamo fatto il bagno e poi Filippo e il papà si son messi a fare un castello insieme ai nostri vicini di ombrellone attratti dai nostri bellissimi giochi da spiaggia Quut, ci hanno messo un po’ perché era una castello molto complesso con tanto di scavi e intorno…
Intanto Edo un po’ giocava con gli altri, un po’ con me, un po’ faceva la spola dal mare per riempire il secchiello o per lavarsi le manine. E in uno di questi andirivieni è successo che io l’ho perso di vista.
E non è tornato.
Un attimo, tanto è bastato distogliere lo sguardo da lui per perderlo di vista.
Non lo vedevo più, non era a riva e non era sotto l’ombrellone, ho guardato intorno, ho iniziato a chiamarlo, sono andata in acqua avanti e indietro gridando il suo nome e poi di nuovo sulla spiaggia avanti e indietro, chiamavo e chiamavo, ma nel brusio sottostante, mi pareva che nessuno mi sentisse.
Anche i nostri vicini di ombrellone si sono attivati per darci una mano.
Continuavo a chiamare, cercando di rimanere lucida, sicuramente non lo aveva preso nessuno, solo non aveva trovato la strada per l’ombrellone, ma avevo paura lo stesso.
Chiamavo e speravo di sentirlo, di vedere il suo costumino arancione e blu spuntare tra le gambe delle persone, ma niente.
Non so quanto è passato, sicuramente non più di un paio di minuti, ma a me son sembrati un’eternità.
Finalmente l’ho visto tornare per mano con il vicino di ombrellone, era sereno, neanche si era spaventato, aveva sbagliato strada, ma se ne era accorto e stava tornando.
Non so dirvi la sensazione di smarrimento che ho provato in quegli interminabili secondi, posso solo dirvi che è stato come smettere di respirare, come stare in apnea, come non sentire più il proprio corpo, le gambe, le braccia, ma solo la voce e il cuore che batte forte.
Siamo stati fortunati, ma la paura è stata grande.
Ancora ora a distanza di giorni, lo stringo forte a me, lo bacio dicendogli che non deve mai più allontanarsi da me, che la mamma come Lupo si era spaventata a morte perché il mio Lupetto era sparito…
Gli ho detto che come Lupo, io lo avevo cercato ovunque chiamandolo e gli ho detto anche che semmai fosse successa una cosa così lui avrebbe dovuto chiamarmi a gran voce, perché lui non mi chiamava, forse perché non si era reso conto del pericolo…
Io sono sconvolta, terrorizzata da come la casualità di un momento possa cambiarti la vita.
Ci penso sempre, è una cosa che so, ma in questi casi mi torna chiaro che la vita è un attimo, accidenti!
Come ti capisco. A me è successo all’uscita della scuola. Alzo un secondo gli occhi sul grande che scende le scale, e la piccola che mi sta accanto scompare nel marasma di genitori e bambini. Si era avvicinata a un’amichetta, ma che paura in quei pochi secondi!
Noi una volta abbiamo perso una gemella. Panico totale! I dieci minuti più lunghi della mia vita e che mi hanno fatto perdere dieci anni.
Panico!
a me è successo due volte con una delle gemelle, e anche se eravamo in giardino, e sicuramente da lì non poteva uscire, siamo andati in panico. Mille pensieri, pensavo fosse entrato qualcuno in giardino!!! e se l’era portata via! ( devo smettere di guardare certi film!)
hai ragione, è davvero un attimo <3
Mi aggrego, anno scorso al mare credo di non aver respirato per tutto il tempo e non so quante persone ho insultato nel frattempo! Poi l’ho trovato e dalla rabbia alla paura, gli ho dato una sculacciata che non ti dico, credo di non essermi mai sentita tanto male come quel giorno, poi con calma gli ho dato delle dritte perché quello che era capitato non succedesse mai più.
Ciao,
ti capisco benissimo, è successo una volta anche a me, in un negozio di scarpe… panico!
Ti ho scelta per la Top of the post di questa settimana 🙂
http://www.damammaamamma.net/2015/07/top-of-the-post-20-luglio-2015.html
Comprendo perfettamente, perché è successo anche a me, ad una festicciole dell’oratorio. ha preso il cancello ed è uscito nel parcheggio auto a cercarci, pensando che ce ne fossimo andati..panico totale!!! l’abbiamo sgridato tantissimo, più che altro perché eravamo talmente agitati da dover sfogare l’ansia e poi per fargli capire che aveva rischiato davvero grosso!!,