
Janusz Korczak fu il creatore di un metodo pedagogico basato sulla libertà e sull’uguaglianza, che permetteva ai piccoli ospiti della Casa degli Orfani di gestire la vita quotidiana, risolvere i conflitti e sviluppare i propri talenti. Janusz Korczak fu ucciso dai nazisti, ma le sue idee e il suo metodo non moriranno mai.
Gallucci ricorda questa figura illuminata con un libro scritto da Itzchak Belfer ospite nell’orfanotrofio fondato dal pediatra Janusz Korczak. Durante l’occupazione nazista di Varsavia, Belfer fuggì in Russia e riuscì a scampare all’Olocausto, unico sopravvissuto della propria famiglia. Korczak rifiutò di abbandonare i piccoli orfani ebrei per mettersi in salvo e morì insieme a loro nel campo di concentramento di Treblinka. I suoi scritti hanno ispirato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del bambino e sono applicati ogni giorno da innumerevoli insegnanti in tutto il mondo.
Janusz Korczak – nome d’arte di Henryk Goldszmit – nacque a Varsavia nel 1878 in una famiglia ebrea ben integrata; ribelle fin dall’infanzia, non sopporta la suddivisione in classi e il fatto di essere nato ricco.dopo il conseguimento della laurea, divenne un pediatra.Nel 1911 venne approvato il suo progetto per la Casa degli Orfani, di cui poi divenne il direttore. L’orfanotrofio era gestito dagli stessi bambini, che lo sostenevano grazie al loro lavoro manuale e artigianale, pianificavano il lavoro, mantenevano un governo attraverso un Tribunale e un Giornale e organizzavano attività culturali e attività di gioco. Autore de Il diritto del bambino al rispetto, Come amare il bambino e poi del Diario dal Ghetto.
Poveri e senza famiglia, di migliaia di bambini – ebrei, ma non solo – Janusz Korczak si prese cura per oltre trent’anni. Pediatra, subito capì che per prendersene davvero cura alla medicina avrebbe dovuto affiancare la pedagogia. Nacque così una delle più straordinarie esperienze che la storia ricordi, con i bambini protagonisti attivi della loro crescita, della loro formazione. Un’esperienza che continuò anche tra le mura del ghetto di Varsavia, con Janusz Korczak sempre al fianco dei suoi bambini. Né, pur potendo, volle abbandonarli quando i nazisti decisero di trasferirli, per l’ultimo viaggio, nel campo di Treblinka. La sua impronta, insieme a quelle dei suoi bambini, resta, indelebile, nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’Onu a New York il 20 novembre del 1989.
Come funzionava l’orfanotrofio del maestro Janusz Korczak
RISPETTO : Ogni bambino aveva assegnato un cassetto dove tenere i suoi piccoli tesori. Solo il proprietario poteva aprire il suo cassetto.
COLLABORAZIONE: Durante la giornata ciascun bambino doveva svolgere diverse mansioni, e che ogni tre mesi si cambiavano i ruoli.
GESTIONE DEI LITIGI : Appesa alla bacheca comune c’era una lista speciale, creata apposta per le risse. Tutte le volte che qualcuno voleva battersi con un compagno doveva scrivere il proprio nome e quello dello sfidante, il motivo della disputa e la data dell’incontro.
BACHECA: la bacheca aveva un ruolo speciale: lì appendevamo le nostre richieste e, talvolta, le nostre scuse.
CONSIGLIO STUDENTESCO: La vita della casa era amministrata da un consiglio studentesco indipendente Il consiglio stabiliva quali mansioni delegare ai nuovi arrivati, conferiva certificati di merito e determinava tutte le regole da seguire nella quotidianità. Lo stesso dottor Korczak, quando voleva modificare una regola, doveva mettere la richiesta per iscritto e sottoporla al consiglio studentesco
BIBLIOTECA: Casa degli Orfani ospitava al suo interno una vasta biblioteca. Una volta alla settimana uno dei ragazzi più grandi distribuiva i libri a tutti noi che eravamo avidi lettori. Ci piacevano i grandi classici, i capolavori di Charles Dickens, Maksim Gor’kij, Lev Tolstoj e Jack London, ma anche storie
di attualità e politica mondiale. Da queste letture, ben più che dalle lezioni a scuola, derivava la nostra vasta conoscenza.
Tutto era sempre pulito e in ordine, e quanto i bambini fossero silenziosi e sicuri di sé. Persino durante la ricreazione non si sentivano urla e schiamazzi, tutto si svolgeva nel nome del rispetto e della considerazione reciproca.

Perché raccontare la storia del maestro Janusz Korczak
Il dottor Korczak e la signorina Stefa sognavano di emigrare in Israele. C’erano stati entrambi un paio di volte, ma non ebbero il tempo di realizzare quel sogno. Quando scoppiò la guerra, scelsero di restare in Polonia accanto ai loro Orfani. Alla fine morirono con loro nel campo di concentramento di Treblinka.
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Sono trascorsi più di cento anni da quando, nel 1912, ottantacinque bambini si trasferirono nella loro nuova casa, amministrata dal dottor Janusz Korczak e dalla signorina Stefa Wilczynska, che aveva il ruolo di educatrice capo. Era una villa spaziosa e splendida, e aveva ben quattro piani… in tutta la Polonia non se ne trovava un’altra simile!
E fu tra quelle mura che poco per volta prese forma il sogno del dottore: creare un mondo nuovo per i suoi giovani ospiti, molti dei quali avevano perso sia il papà che la mamma.
E una storia così merita di essere raccontata.

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