
Nella vita di un bambino, la presenza della tecnologia rappresenta ormai una variabile integrata e inevitabile della sua quotidianità. Ne deriva l’impossibilità da parte delle principali figure di riferimento, di ignorare e trascurare il ruolo di questi strumenti.
L’età in cui i bambini entrano in contratto per la prima volta con gli strumenti tecnologici si abbassa di anno in anno. Diversi studi rimandano la necessità fino agli 8/9 anni di privilegiare il gioco creativo e simbolico e la relazione diretta bambino-adulto/bambino-pari. È bene sottolineare tuttavia, come, durante tutto l’arco dello sviluppo e non solo in questa fase, nessuna innovazione e proposta virtuale potrà mai sostituire la relazione “reale”!
Ai fini di una maggior chiarezza svilupperò brevemente la tematica attraverso una serie di concetti-chiave.
GENITORI E LA DOPPIA SFIDA EDUCATIVA
Con l’ingresso nella scuola secondaria di primo grado (10/11 anni di età) si può iniziare ad assecondare il desiderio di utilizzare i social, bisogno manifestato e alimentato dall’importanza che, durante questa fase, acquisisce la relazione con il gruppo dei pari. È in questo momento che i genitori si trovano a dover fronteggiare una “doppia sfida educativa”. Se da una parte, infatti, sono chiamati a fissare delle regole e a fare in modo che queste vengano rispettate, dall’altra parte è importante che stimolino in maniera costruttiva e formativa l’utilizzo della tecnologia. Non bisogna dimenticare, accanto agli aspetti negativi che possono caratterizzare questi strumenti, come ci siano anche diverse potenzialità. Basti pensare all’apprendimento ludico derivante da quelle applicazioni, video e giochi che stimolano l’interattività. I tablet e gli smartphone, ad esempio, a differenza della tv, favoriscono un coinvolgimento attivo di coloro che ne usufruiscono. Inoltre, alcuni software, anche solo per la semplicità e l’originalità che li caratterizzano, sono in grado di rendere più digeribili anche contenuti didattici diversamente difficili da affrontare.
UNA MAGGIOR ATTENZIONE È LA MIGLIOR FORMA PREVENTIVA
Si tratta di un vero e proprio percorso quello che conduce i nostri bambini ad approcciarsi ai media, a familiarizzare e a imparare a utilizzarli. È di fondamentale importanza il ruolo che noi adulti rivestiamo durante la creazione di questo nuovo “rapporto” che si instaura. Vietare il loro utilizzo risulta essere poco utile e addirittura controproducente! Uno “strumento” invece, troppo spesso trascurato e sottovalutato è sicuramente l’attenzione.
La parola “attenzione” è ricca di sfumature. In essa sono racchiusi molteplici significati e presenta diversi sinonimi: da sensibilità, a cura dei dettagli, al tempo che si dedica a qualcosa/qualcuno. In questo caso specifico intendiamo attenzione a tutto tondo!
La “dipendenza da social” non risulta in nessun manuale dedicato alle patologie; un utilizzo eccessivo di questi mezzi, tuttavia, può essere considerato come un “segnale di allarme”, indice di una problematica più ampia. Come sempre la prevenzione risulta fondamentale. È bene non arrivare al punto che la realtà virtuale dei nostri bambini superi quella reale. Molto spesso si trascura un problema molto più grande e pericoloso, sempre più spesso il sintomo primario della maggior parte dei problemi: la mancanza di dialogo.
Talvolta ci si dimentica che, per avviare una conversazione è sufficiente la domanda più semplice che ci hanno insegnato sin da piccoli: “come stai?”.
Molti studi e ricerche sul campo hanno dimostrato come la mancanza di attenzione, anche per intervalli di tempo brevi, nei confronti dei bambini, del loro stato d’animo e delle loro attività quotidiane, possa essere percepita in maniera negativa, a tal punto da causare, in certi casi, l’insorgenza di difficoltà comportamentali.
MEDIARE, PARTECIPARE E ACCOMPAGNARE
La prima volta che il bambino e la tecnologia entrano in contatto, sono mamma e papà a fare le presentazioni e solitamente anche la seconda. Dalla terza, quarta volta, questi strumenti sono già ancorati nelle mani, così subito esperte quanto ingenue dei bambini. Emerge così l’assoluta necessità di una mediazione da parte dei genitori sull’uso dei nuovi media, ossia quello che viene chiamato “parent control”, ossia il loro controllo sull’accesso agli smartphone, tablet, tv e computer. Questi mezzi possiedono un certo fascino che cattura facilmente l’attenzione dei bambini. Una cosa su cui occorre lavorare è la partecipazione a questo fenomeno ormai insito nelle nostre vite. Oltre a non lasciare mai da soli i bambini con questi strumenti è importante concentrarsi, sul “quanto”, ossia sui tempi (frequenza e durata) di utilizzo, sul “cosa”, ovvero i contenuti e anche e soprattutto sul “come”, attraverso la partecipazione attiva di noi adulti alla loro attività digitale, dedicando del nostro tempo a questa loro attività, condividendo con loro questo spazio sin dai primi utilizzi.
I BAMBINI DI OGGI: GLI ADULTI DEL DOMANI
Un aspetto tipico dell’età dello sviluppo è la tendenza a ripetere un’azione nuova con l’obiettivo di interiorizzarla al fine di renderla parte del proprio “bagaglio”.
È intuibile come mamma e papà siano chiamati a rappresentare dei modelli di riferimento per i loro figli ed è importante ricordare come questi ultimi seguano maggiormente il loro esempio rispetto ai loro consigli.
Secondo alcuni studi americani, può esistere, in alcuni casi, una connessione tra le difficoltà comportamentali di un bambino e l’eccessivo utilizzo da parte dei genitori dello smartphone e degli altri media. Come sempre, non si può né generalizzare né tanto meno affermare l’esistenza assoluta di una connessione diretta tra queste due variabili. Tuttavia, è bene essere consapevoli di come al giorno d’oggi la maggior parte delle persone vivano a stretto contatto con i media, specialmente con il cellulare e di come i più piccoli apprendano da subito questo comportamento.
Un altro fenomeno sempre più studiato è il cosiddetto “sharenting”, ossia la condivisione compulsiva da parte dei genitori di contenuti (foto, video, informazioni ecc.) riguardanti i propri figli. Il primo passo verso una corretta educazione all’utilizzo dei media e, in particolare, dei social, sta nel mostrare ai bambini la sostanziale differenza presente tra la vita pubblica e la vita privata di ciascuno di noi. È di fondamentale importanza far capire loro che esistono dei “confini” da rispettare, ai fini di una maggior tutela sia della loro privacy sia, specialmente nel periodo dell’adolescenza, della costruzione dell’identità personale e, di conseguenza sociale, del ragazzo.
Per concludere, vi lascio con una frase letta mesi fa che mi è rimasta particolarmente a cuore, nella speranza che possa rimanere come un utile spunto di riflessione!
“La maggior parte dei bambini ascolta quello che diciamo,
alcuni fanno persino quello che diciamo,
ma tutti i bambini fanno quello che facciamo noi” (cit.)
Se vi va, approfondiremo il tema con commenti e domande e approfondimenti insieme alla Dott. Cerina, sul gruppo Facebook Cose da mamma… moglie… donna, se non siete ancora iscritte, iscrivetevi!
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