Il mio rapporto con i libri per bambini letto dal di fuori può sembrare strano, incoerente: a volte mi lascio prendere da libri semplici, ma che hanno dietro una idea buona, a volte da libri simpatici e irriverenti, ma di poco spessore. Poi incontro libri come l’uomo dei palloncini e mi ricordo cosa ci faccio qui e il motivo per cui ho aperto questo blog e continuo a parlare ovunque di libri per bambini.
Il motivo, la mia missione è quella di raccontarvi una letteratura per bambini che supera i confini del convenzionale, che tocca l’anima di grandi e piccini, che supera le barriere del tempo, delle parole…
Opere come l’uomo dei palloncini che rinnovano la mia passione, risvegliano il mio bisogno di condividere con voi quello che è un capolavoro, quello che è un albo illustrato perfettamente riuscito, equilibrato, poetico, bellissimo da guardare e da leggere.
L’uomo dei palloncini quando arriva
ti chiama dalla finestra.
Ma a modo suo
perché è di poche parole.
L’uomo dei palloncini conosce ogni bambini di ogni paese e città.
E’ questa la sua specialità.
E per ognuno sa cosa è meglio.
Sa che per quel bambino timidissimo
la cura è la più lenta astronave del sistema solare,
la più avventurosa
E per quel bambino stanco di parlare e parlare
non è la scimmia la cosa giusta
ma il cavallo pezzato.
L’uomo dei palloncini sa che c’è una luce tutta particolare
per ogni palloncino che stringe a un polso.
Lo sa da come i bambini, da quel momento,
cominciano a camminare
come se ci fosse
un sentiero nuovo per i loro passi
in ogni strada, in ogni città,
in ogni folla, in ogni paese.
Ed io trovandomi davanti ad un’opera così perfettamente riuscita, non ho potuto fare a meno di chiedere a loro, l’autrice Giovanna Zoboli e l’illustratore Simone Rea, per capire come può un libro per bambini scritto a quattro mani, trovare un equilibrio così perfetto.
In una intervista che avevo fatto diverso tempo fa, a Giovanna autrice ed editrice dei Topipittori, lei mi aveva raccontato di come in un albo illustrato la narrazione non possa fare a meno né delle parole né delle immagini, come in un perfetto equilibrio.
Mi incuriosisce molto capire come le une e le altre si sviluppano insieme per creare questo equilibrio: parole e immagini che passano come un fluido dalla testa dell’autore a quella dell’illustratore e viceversa… come avviene?
Come nasce un’opera come L’uomo dei palloncini?
L’uomo dei palloncini è nato dall’osservazione dalla finestra di casa mia, in campagna, di un ragazzo che vendeva palloncini in una fiera di paese, accanto al furgone dove la sua fidanzata faceva lo zucchero filato e vendeva torroni, caramelle, dolci eccetera. Niente di strano, due presenze tipiche delle sagre italiane. Però in quel caso mi sono accorta che il ragazzo aveva un modo di interagire con i bambini particolare. Era molto attento a loro, un dettaglio importante perché questo tipo di attenzione è difficile da riscontrare negli adulti verso i piccoli. Poi mi sono anche accorta che tutti i bambini da zero a 14 anni, passando davanti a lui un’occhiata concupiscente ai palloncini la gettavano sempre. Persino i ragazzini più grandi. Queste due cose insieme sono state l’innesco della storia. Non è stato semplice scriverla, però. È stata in incubazione per un paio d’anni, subendo alcune metamorfosi, perché non avevo capito bene quale fosse il punto… Poi la situazione si è sbloccata e sono arrivata al testo definitivo. Alla fine ho compreso che quello che mi premeva raccontare era il legame fra il ragazzo, i bambini e i palloncini. Una relazione di ascolto, di conoscenza dell’altro e di sé attraverso l’interazione reciproca.
La capacità di capire chi siamo e cosa desideriamo nasce e si sviluppa se sulla nostra strada incontriamo qualcuno capace di capirci e di farci riflettere su noi stessi. A volta basta qualcuno che ci osserva in silenzio e fa un gesto significativo, che ci riguarda profondamente.
La scelta dell’illustratore è caduta su Simone Rea, perché avevo visto alcune sue nuove tavole che mi hanno fatto pensare fosse adatto. Ma anche per Simone non è stato facile affrontare questa storia. Si tratta di una sequenza statica e molto astratta: i personaggi e le situazioni non cambiano. O, meglio, a variare sono dettagli: il trasformarsi della folla e della luce, secondo il momento della giornata. Ho scattate molte fotografie della scena che avevo visto realmente, dalla mia finestra, e le ho passate a Simone, per fargli capire che situazione fosse, concretamente. La ragione per cui Simone ci ha messo tanto a realizzare le tavole è stata anche che per questo libro ha adottato una tecnica e uno stile completamente diversi da quelli di Esopo, il libro realizzato precedentemente per noi (Topipittori). Il che significa che ha dovuto ricominciare tutto da capo. Per tutto il percorso di realizzazione delle immagini l’ho seguito da vicino e ci siamo confrontati sempre su tutto, con estrema determinazione, finché non siamo arrivati a un risultato che soddisfacesse entrambi. Un lavoro molto impegnativo. Io non dico mai a un illustratore cosa ‘deve fare’, ma parto sempre dal suo lavoro. Se non sono convinta della sua proposta gli spiego perché, provando a farlo con molta chiarezza. Poi cerco di aiutarlo a trovare la direzione giusta. facendolo riflettere sulla storia, sul testo, e sulla visione da cui è nato, che il testo sia mio o di un altro.
Una caratteristica che ami del lavoro di Simone?
Oltre a essere un bravissimo disegnatore, elegante e acuto, trovo che Simone abbia un vero proprio talento cromatico. I suoi colori sono fortemente narrativi. Per capire cosa intendo, basta pensare alla tavole notturne di L’uomo dei palloncini: sia quella azzurra, serale, sia quelle nere, della fine. Sapere usare il colore in questo modo implica un sensibilità non comune alle componenti drammatiche e psicologiche della storia, oltre che una grande conoscenza tecnica dei colori.
Come è stato lavorare con Giovanna?
Realizzare “L’uomo dei palloncini” è stata un esperienza incredibile.
Il testo di Giovanna mi ha subito intrigato e allo stesso tempo impaurito perché è un testo complicato da illustrare.
Quello che ho cercato di fare è stato principalmente ricollocare il testo in uno spazio temporale ben definito (un inizio e una fine) facendomi delle domande: da dove viene l’uomo dei palloncini? Chi è quest’uomo? I quali occasioni possiamo incontrarlo? I bambini sono presi da lui o osservano solo l’oggetto dei desideri (il palloncino)?
Il rapporto con Giovanna è stato complesso e di un importanza fondamentale per la riuscita di questo libro perché ho dovuto lavorare molto: ricercare una nuova tecnica, sentirla mia, capire la storia, capire come interpretarla…
Senza le critiche estenuanti di Giovanna non credo che il risultato finale sarebbe stato questo.
Il testo de L’uomo dei palloncini è di una forza e intensità disarmanti, ma le illustrazioni create da Simone secondo me in alcuni casi addirittura le surclassano. Non a caso, le tue tavole sono state scelte per essere presentate alla mostra illustratori di Bologna. Cosa significa questo per te?
Per quanto riguarda la selezione, anzi le selezioni (nami concours Corea, Society of illustretors a New York) e per ultima Bologna devo dire che è sempre una grande soddisfazione. Sentirmi arrivato, mai! Ricaricato, molto!
Io ringrazio Giovanna e Simone per questa bellissima intervista che ha impreziosito la mia, e spero anche la vostra, esperienza di lettrice.
Se il libro vi piace, potete acquistarlo qui
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Federica, che libro affascinante! Naturalmente lo inserisco nella mia lista desideri. Bellissima intervista. Smack. Ketty
Grazie Ketty! <3
Che bello! Il libro, il post, l’intervista, le immagini… bello tutto…
Si, il libro è stupendo! E loro pure… ^_^