Sabato sera sono stata a vedere Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek.
Lui è uno di quei registi che non posso fare a meno di andare a vedere, mi piace il suo modo di fare cinema, l’uso della luce, la scelta delle scenografie, sempre incantevoli, il suo modo di indugiare sui personaggi con le inquadrature, così penetrante, così struggente, l’uso della musica.
Le mie aspettative
Ero molto curiosa di vedere il suo ritorno in patria, di vedere come la sua patria sarebbe emersa dal film, come si sarebbe relazionato con essa.
E poi mi incuriosiva il fatto che non ci fossero attori famosi protagonisti. Ho pensato che sarebbe stato molto più vero, che sarebbe emersa molto di più la sua abilità, così come la forza del suo messaggio.
Con tutte queste premesse, sono entrata in sala e affogata nella poltrona, cercando di farmi rapire dal film.
Tanti Buoni motivi per andare a vederlo…
Indubbiamente in Rosso Istanbul ho trovato alcuni dei tratti caratterizzanti del cinema di Ozpetek.
Le donne: sempre protagonisti in un contesto matriarcale in cui le donne sono madri, ma anche amiche, invadenti e accoglienti, onnipresenti, determinanti per la definizione del personaggio figlio/nipote.
La tavola imbandita: uno dei contesti ideali per Ozpetek, immancabile posto dove rivelarsi segreti, dove discutere, dove sviscerare, dove indagare l’animo umano.
La festa: adoro le feste di Ozpetek, la musica turca in sottofondo, prorompente e caratterizzante, preludio di grandi momenti di pathos.
Gli occhi: occhi meravigliosi, sguardi penetranti, personaggi che emozionano più per le inquadrature e la tensione che esse trasmettono che per la sceneggiatura di cui sono protagonisti. Meravigliosi gli occhi di Neval, come quelli di Orhan, il protagonista.
La fotografia: la fotografia è come mi aspettavo molto bella, ma forse poteva esserlo anche di più… bellissime le scene sul traghetto, con il sole che colora di Rosso il Bosforo, bellissimi gli scorci di città in cui passeggia Orhan, ma poteva forse esserci più Istanbul.
La rinascita: Rosso Istanbul è la rinascita di un uomo, che finalmente in patria dopo anni in cui era fuggito pensando così di sfuggire al dolore della propria vicenda personale, torna e, turbato da vicende altrui nelle quali rimane coinvolto suo malgrado, la affronta e supera.
L’amore: Rosso Istanbul è l’intensità dell’amore che scuote anche i cuori più aridi e a sciogliere il ghiaccio più duro, sia esso ricambiato o meno, sia esso compiuto o meno.
Mistero: Rosso Istanbul è mistero e passione incompiuta e personaggi intensi, come non potrebbe essere altrimenti trattandosi di Ozpetek.
Il messaggio
“Sono io il regista, decido io chi sono e cosa fanno quei personaggi” è questo forse il passaggio chiave, il messaggio di Deniz, l’autore/regista che organizza un colpo di scena che lo trasforma in regista delle vite altrui che sconvolge così come aveva immaginato e capovolge, ma solo fino ad un certo punto, perché se il destino di alcuni personaggi si compie come lui l’aveva immaginato, quello di altri no. La loro vita viene turbata, ma il suggerimento di Deniz non arriva a sovvertire l’ordine esistente. Non per tutti.
Un piano che si compie solo in parte, dunque, un po’ come il film…
… però…
Per certi aspetti Rosso Istanbul mi ha lasciato un senso di incompiuto…
… perché mi aspettavo più Istanbul e invece per certi versi il film potrebbe essere ambientato in qualunque altra parte del mondo e probabilmente funzionerebbe comunque. (Bosforo e panorami a parte ^_^) Perché uno dei personaggi ad un certo punto dice di Istanbul che “è una grandissima puttana: non ha mai respinto nessuno”, ma io non l’ho vista…
… perché c’è un mistero che resta non svelato… e non ne capisco il perché.
… perché ci sono momenti molto intensi, ma anche altri che restano un po’ sospesi generando insoddisfazione e anche l’intensità di certi messaggi un po’ si perde perché quasi decontestualizzata, più intensa di quanto la sceneggiatura potesse supportare “Le separazioni sono solo per chi ama con gli occhi; chi si ama col cuore non si separa mai” o “chi guarda troppo il passato non vede il presente” o “il dolore separa le persone o le unisce per sempre”
…perché il mistero e l’attesa della sua risoluzione rubano attenzione a tutto il resto…
Da vedere?
Assolutamente si! Andate a vederlo e poi tornate a dirmi cosa ne pensate!
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