
Avevamo programmato tutto nei dettagli: il pittore la settimana del 16 Marzo, la consegna dell’armadio il 20 , il trasloco il 21. Tutto organizzato, come piace a me, come so fare sempre: faccio una lista delle cose da fare, le metto in fila, prendo accordi, segno sul calendario. Ma non sempre le cose vanno come speravi, anche se hai programmato tutto bene. Quando il decreto del presidente del consiglio ha chiuso le attività commerciali, la prima cosa a saltare è stata l’armadio e da li la paura di non riuscire a traslocare…
L’indomani abbiamo sentito il pittore e la sua attività era funzionante, quindi sarebbe venuto e avrebbe fatto tutto come previsto. La ditta di traslochi idem. Il virus era ancora lontano, o almeno così sembrava.
Poi la paura ha iniziato a farsi strada, i casi aumentavano anche a Roma e abbiamo dovuto decidere cosa fare. Alla fine ci siamo presi il rischio di far venire la ditta di traslochi in anticipo, prima della serrata finale che ormai era nell’aria: in fretta abbiamo chiuso le ultime cose negli scatoloni, più o meno sensatamente. Per fortuna erano settimane che facevamo scatoloni, quindi il più era già pronto. Abbiamo portato tutti gli scatoloni in garage e separato quelli che avremmo fatto portare dalla ditta da quelli che avremmo portato noi.
La ditta di traslochi ha traslocato i mobili e 1/3 degli scatoloni, quelli che non contenevano vestiti, alimenti, attrezzatura di cucina. Oltre 50 scatoloni sono rimasti a noi, che faticosamente stiamo finendo di portarli nel nuovo garage in attesa di poter piano piano riallestire tutto. Abbiamo potuto farlo perché le due case sono a pochi metri di distanza l’una dall’altra, come vi raccontavo non abbiamo voluto cambiare quartiere, ed è stato un bene perché ovviamente non avremmo potuto giustificare un andirivieni di questo tipo se la distanza fosse stata di altro genere.
Abbiamo trascorso i due giorni successivi al trasloco a disinfettare tutto quello che i traslocatori avevano smontato e rimontato. Tutto quello che è attrezzatura da cucina è stato rilavato prima di essere usato. Tutto.
Se traslocare una famiglia è una impresa titanica, sempre, farlo in questo momento storico è quasi follia. Ma ce l’abbiamo fatta, o quasi… mancano le piante, andremo a prenderle oggi o domani.
Siamo distrutti, abbiamo le mani invecchiate di 10 anni a forza di lavarle e rilavarle ad ogni uscita di casa. Non è la fine del mondo, ci mancherebbe, la stanchezza passa e le mani forse torneranno quelle che erano. Quello che mi dispiace è lo stato d’animo con cui siamo stati costretti a fare questo passo, questa tristezza di fondo che ci impedisce di godere di questo traguardo che per pochi deboli secondi in cui ci concediamo il lusso di dire “ce l’abbiamo fatta, sono felice di essere qui, con loro”, poi un secondo dopo siamo già li a pensare “però…”
I bambini sono sereni, la novità della casa nuova ha giovato al loro umore, si stanno adattando alla nuova casa con novità di cui presto vi racconterò.
Noi lavoriamo, tanto in questo momento, anche se in smart working, ci fermiamo pochissimo. E meno male, così la testa resta impegnata.
Per il resto del tempo cerchiamo man mano di mettere a posto quanto possibile, anche se senza armadio tanto posto non c’è, anche se la cucina ha bisogno di essere ampliata, ma per ora non si può. Però va bene così. Stiamo bene e ce l’abbiamo fatta: abbiamo traslocato giusto in tempo, perché restare nella vecchia casa per altri mesi a pagare mutuo e affitto non sarebbe davvero stato fattibile. Per cui va bene così.
Ci si adatta a tutto, anche a stare per un po’ con gli scatoloni tra i piedi… anche perché c’è molto di peggio fuori di qui.
Leave Your Comments